I diritti di un figlio – parte 2

Dunque ecco M., sempre bella bionda e sorridente. Faccio accomodare, si siede e mi presenta il bambino grande:
” Questo è Giorgio figlio di L. (il figlio) e questo è Carlo figlio di G. (la figlia)”
Sul momento non faccio troppo caso al fatto che non ci sia la sorella di Giorgio, so che vive con la madre e avrà altri impegni. Noto però che M. parla dei due maschietti ma non parla mai della bambina. non un accenno, come se non esistesse. Poi mi accorgo che Giorgio si diverte a stuzzicare il cane e qui comincio ad innervosirmi, tanto che ad un certo punto, senza tanti complimenti dico a M. che richiami il bambino perché se il cane dovesse morderlo io riterrò responsabile lei. Lei mi lancia un’occhiata irritata e richiama il bambino senza troppa convinzione. Lui continua imperterrito ed allora mi avvicino e gli propongo di giocare con la Playstation. Il ragazzino si gira verso di me e sibila “gioco solo se mi tira il c…o”. Vi giuro, ha detto proprio così! Mia madre è rimasta a bocca aperta, Io faccio finta di niente e aspetto la reazione della nonna del pargolo, che tranquillamente si scusa con me e giustifica il bimbo dicendo: “non mi dirai che i tuoi figli non l’hanno mai detto” Rispondo che tra di loro sicuramente se lo saranno detto, non li ho mai sentiti rivolgersi così ad un adulto. Se lo avessero fatto si sarebbero beccati uno schiaffo. Segue uno scambio di opinioni sull’argomento “schiaffo sì o no”, poi vengo di nuovo distratta dal ragazzino che sta frugando nei cassetti della mia scrivania. Trattenendo a stento l’impulso di prenderlo per il collo, lo guardo dritto negli occhi e sto per fargli la fatidica domanda “dov’è tua sorella”, quando mia madre, con un tempismo ed un’intuizione che solo le mamme hanno, mi lancia un’occhiata disperata spalancando gli occhi come solo Bette Davis sapeva fare. Resto perplessa con la domanda sospesa a mezz’aria, la nonna del pupo è sbiancata e mi guarda con occhi supplichevoli. Non capisco che cosa stia succedendo. Ma so che voglio capire e per farlo bisogna trovare qualcosa che possa distrarre il ragazzino e lo tenga occupato per un po’. Mi viene in aiuto mio marito che da un po’ di tempo si è appassionato al modellismo e se lo porta nella stanza per fargli vedere il veliero che sta costruendo. Subito mi giro verso la nonna che si scusa di nuovo per il comportamento del nipote e lo giustifica dicendo che ha qualche problema in casa, a scuola, anzi è stata proprio la maestra a consigliare i genitori affinché lo portassero da uno psicoterapeuta infantile. Pare che il padre del ragazzino sia troppo severo col figlio, lo incita alla violenza, alla prepotenza, lo manda a scuola di arti marziali, gli insegna che un vero uomo deve vincere sempre e non deve piangere mai. Se sbaglia un compito lo punisce severamente. Inorridisco e chiedo come si comporta con la sorella di 13 anni. M. mi guarda pallida e mi dice:
” per carità! Non nominarla assolutamente davanti a lui! Lui non sa e non deve sapere di avere una sorella!”
A questo punto la prendo per le spalle e dico:
” Ma siete impazziti tutti? State privando un fratello e una sorella del diritto di conoscersi, giocare, confrontarsi? E perché?”
“mio figlio e sua moglie non vogliono che lui lo sappia perché sua moglie è gelosa e non la vuole tra i piedi. E poi lei è figlia di una parrucchiera.”
“E tu e tuo marito, che siete i nonni, non siete capaci di porre fine a questo incubo assurdo? E la bambina che cosa dice? E sua madre? E quel fenomeno di tuo figlio insieme con la moglie, entrambi avvocati non sanno che ci sarebbero gli estremi per una denuncia?”
Lei pacifica risponde:
“Sono affari che non mi riguardano, i genitori sono loro.”
“Eh no mia cara, riguardano anche te e tuo marito che fate finta di niente. Ma pensa se lo impara da qualcun altro, non si sa mai. Vive in un paesino di provincia dove tutti si conoscono bene. Tra l’altro la madre della bambina abita lì vicino….. Il rischio è grosso”
“Meglio che lo impari da altri piuttosto che da noi!”
” Dallo psicoterapeuta ci dovete andare voi e non il bambino!”
Ero talmente infuriata che mia madre ha chiesto alla sua amica di andarsene e lei si è affrettata ad obbedire.
Si dice che si può fare l’abitudine a tutto….io ancora non riesco ad abituarmi a cose di questo genere.

25 commenti

  1. :/ se ho capito bene M. ha commesso degli
    errori nel crescere L. che a sua volta li ha
    ripetuti con Giorgio che di seguito, in futuro,
    si presume li trasmetterà ad un eventuale X ….
    In una catena dove tutti si ritrovano ad essere
    vittime e carnefici ………
    Se la premessa è esatta il diritto di Giorgio
    è principalmente quello di essere liberato
    dalla condizione di vittima e aiutarlo a scegliere
    liberamente di non diventare carnefice ……

    • In teoria sarebbe così, in pratica è ancora più complicato, perché a monte c’è da parte di M. il comportamento sbagliato verso L. (figlio), ma soprattutto verso E. (marito di M. e padre di L.). E. ha a sua volta ricevuto dai genitori un fardello di errori comportamentali che ha scaricato sulle spalle di L. (figlio). M. (madre di L.) pur disapprovando, non ha fatto assolutamente niente per far capire al marito che stava sbagliando ed ha lasciato che le cose andassero come andavano, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
      Ma la situazione non si può esaurire così in quattro righe.

    • Superfluo dire che frequentemente incontro queste situazioni. Di genitori che scaricano sui figli le loro frustrazioni, tramandandole per generazioni ce n’è a bizzeffe. Eppure non riesco a farci l’abitudine! Sarà perché conosco bene i personaggi, c’è un certo rapporto con loro e non riesco ad evitare quel coinvolgimento che è indispensabile nel mio lavoro.

    • È una cosa allucinante! Conosco la situazione di questa famiglia da tempo, poiché mia madre e la sua amica si frequentano da quando erano giovanissime. Ho sentito narrare cose incredibili ma non credevo si potesse arrivare tanto. Quello che voglio dire è che non sono nuova a certe tragedie, di solito però si incontrano in determinati ambienti, in contesti sociali che giustificano queste situazioni.
      Ma poi mi rendo conto che sto dicendo una cazzata, il fatto di avere studiato non esclude evidentemente certi “punti di vista”. Il buon senso non si impara a scuola.

  2. Ecco infatti, lo avevo scritto più sotto; qui ci vuole una bella seduta collettiva. I paletti che impongono le famiglie, o “famigliastre” (che sta per famiglie allargate, come disse il buon Costanzo) sono secondi solo al battipalo di una pietra tombale.

    • Famigliastra è il termine esatto. Rende proprio l’idea dell’atmosfera che si respira stando insieme con quella gente. Ciascuno se ne lava le mani sperando che sia qualcun altro a togliere la patata bollente per passarla al bambino…….e poi ce ne sarebbe da dire ancora!
      Ma c’è sempre il destino in agguato. Ho appreso proprio oggi che tra poco la figlia di M. battezzerà il bambino avuto da poco ed ha intenzione di invitare alla cerimonia tutti i parenti, soprattutto i cuginetti del piccolo, cioè Giorgio, figlio di L. e consorte, nonché la sorella di Giorgio, figlia di L. e prima compagna. E poiché conosco bene la figlia di M. c’è da scommettere che lo farà…..

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