Riflessioni post ferie

Oggi durante uno dei miei soliti raid nei blog che seguo mi sono imbattuta in due post interessanti. Il primo è “What’s your name? My name is Attila” mentre il secondo ha come titolo “Zovannino, passami mò il siugamano e vammi a prendere una piadina con l’aranzata dolze, vè…”. Tutti e due pubblicati sul blog http://angolodelpensierosparso.wordpress.com.
I due post sono collegati in un certo senso poichè in entrambi si parla di vacanze. Nel primo si mette in risalto il fatto che i turisti, quando vengono in Italia subiscono una metamorfosi, diventano cioè maleducati, irrispettosi, fanno danni, guidano da irresponsabili, insomma si comportano come noi italiani. Non spenderò una parola a favore dei turisti maleducai ma non la spenderò neppure in difesa degli italiani e per italiani intendo i normali cittadini e quelli che stanno al vertice. I primi perchè sono sempre convinti di essere i soliti furbi (perchè dovrei comportarmi così? Perchè lo dice la Legge? E chi sono io,  lo scemo del villaggio?), non hanno il rispetto della proprietà pubblica che, lo dice l’aggettivo, è pubblica, cioè di tutti, mia tua di Giuseppe Rossi, di Maria Bianchi, insomma è di tutti. E quindi dovremmo averne cura, rispetto, esserne gelosi. Invece no! ce ne freghiamo allegramente e imbrattiamo, devastiamo senza curarci degli altri. Un esempio, chissà quamti di voi, mentre sono in auto per strada, decidono  di vuotare il posacenere stracolmo di cicche. Che fanno dunque? Mettono la freccia, accostano, prendono il posacenere e lo scaricano direttamente sull’asfalto. Poi rimettono al suo posto il posacenere e ripartono, alleggeriti. E poichè sono molti a comportarsi così vi domando: pensate che quelle cicche aggiungano una nota di colore al paesaggio? Oppure i rifiuti lasciati in giro? Le scritte sui monumenti? Ricordo ancora una gita a Venezia con un filarino, ero giovane, 20 anni, stavo osservando le pareti del Campanile di S. Marco quando vidi una scritta che mi colpì:”w la puschiacchera della mia Cesarina!”, firmata da “il tuo Domenico” e con la data del giorno stesso. Ora il sapere che i due, che erano miei amici erano passati da poco di lì mi fece piacere, ma non c’era bisogno di diramarlo urbi et orbi scrivendolo sul campanile affinchè tutti sapessero che Domenico era attratto dalla puschiacchiera della sua sua Cesarina. Per la cronaca la puschiacchiera era il vezzeggiativo che usava lui in riferimento all’organo genitale di lei. Un’altra volta trovai scritto sul Battistero di Pisa “Livorno di merda, che il vento ti disperda”. E qui è tutta un’altra musica, i toscani sono poeti nati, non c’è nulla da fare.
Comunque, ritornando all’argomento, in un Paese così, dove tutti se ne fregano di tutto, a cominciare dai Signori della cricca che non sono capaci di far rispettare le regole, perchè mai dovrebbero essere gli stranieri a farlo? Chi glielo proibisce, la legge? Quale? Ed ecco che si adeguano. Giusto  una notizia di stamattina:
“Due turisti americani hanno rubato un capitello dagli scavi di Pompei! Per fortuna il capitello è stato recuperatoi, ma i due sono comunque ripartiti. RIPARTITI??? Ma io li mando al carcere di Poggioreale! Ma poi che ci lamentiamo a fare? Non siamo forse il Paese dove è praticato da molti lo sport del fregailposacenere? In che consiste?, Quando si va in una località turistica si usa sottrarre con nonchalance dal tavolo del ristorante o del bar il posacenere… una guardatina in giro e zac! Il gioco è fatto.
A proposito poi del fatto che qui in Italia gettiamo tutto a terra mentre all’estero mai una cosa del genere, qualche anno fa mi trovavo in Spagna ed ho notato una cosa curiosa. Nei bar c’era questa consuetudine, entravi al mattino e tutto era lindo e pulito, a mezzogiorno carte e rifiuti sui tavoli ma soprattutto a terra, la sera un troiaio! Perchè? Perchè per servire più in fretta non perdono tempo a togliere dai tavoli  e dal banco e dal banco i resti delle consumazioni, raccolgono solo i bicchieri e le tazze, il resto? Tutto a terra, si pulisce la sera. Paese che vai usanza che trovi.
Passiamo ad altro. Sempre a proposito di vacanze. Ognuno ha le sue preferenze, è giusto così. Anche questa è notizia di oggi.
Al porto di Napoli è attraccata la nave più grande del mondo, l’Oasis of the Seas, che più che un’oasi dei mari a me pare un mostruoso carrettone navigante. Questo gioiellino, ammiraglia della flotta Royal Caribbean, è alta più di un palazzo di 20 piani, ha 12 ponti, la piscina, pista di pattinaggio, un Central Park con 12.000 piante, due simulatori di surf, pareti da scalare, una spiaggia a poppa e un teatro che si affaccia sul mare. Più naturalmente le altre cose che hanno le altre navi crociera. Dimenticavo, ha anche una giostra per i più piccoli come se ci si trovasse in un parco giochi. Ed ancora un campo da basket e uno da minigolf. Sappiate che il Comune di Napoli ha messo in campo un piano ad hoc per l’accoglienza dei crocieristi. Quasi settemila persone solo dall’Oasis. Un esercito di taxi, auto a noleggio e pullman per la visita della città ma anche dei siti archeologici.
La discesa dei passeggeri è andata un po’ a rilento tra i controlli che effettua la Royal e la divisione dei vacanzieri verso le varie escursioni. Traffico in tilt nella zona.
Ma con un affare del genere che bisogno hai di andare in crocera? Mi viene in mente un vecchio film con il mitico Peter Sellers, “The magic Christian” dove un sacco di gente s’imbarca su di una nave crociera per festeggiare il Capodanno in alto mare. Alla fine si accorgeranno che non sono mai usciti dal porto.
Io una nave così la affiderei al Capitano Schettino… ci pensi lui!

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